domenica 31 dicembre 2017

Il Perugia di Gaucci, una squadra da ricordare

Alzi la mano di chi non ricorda il Perugia a cavallo degli anni Novanta e Duemila. Una squadra che in serie A ha fatto debuttare e crescere giocatori arrivati perfino dai Dilettanti, confermando il fiuto per gli affari del presidente Luciano Gaucci. Non ci occuperemo qui delle sue beghe giudiziarie, del fallimento della società e della sua latitanza a Santo Domingo, perché non è di questo che vogliamo parlare. Piuttosto è straordinario sottolineare la sua capacità di acquistare a poco e rivendere a tanto. A partire dal puledro Tony Bin, che fu acquistato per pochi milioni e rivenduto, dopo tante redditizie vittorie, per una somma di sette miliardi. Parliamo di lire, ovviamente. Diventò presidente del Perugia nel 1991, con il club in serie C: dopo aver sfiorato subito la promozione in B, la ottenne l'anno successivo vincendo uno spareggio contro l'Acireale. Ma un "regalo", un cavallo, alla famiglia di un arbitro compiacente fece scoppiare uno scandalo. In poche parole la promozione fu revocata e Gaucci squalificato per tre anni. Il Perugia si rifece l'anno successivo, vincendo il campionato di serie C da vero dominatore, grazie alle reti di Cornacchini. La scalata continuò due anni dopo, quando il Perugia arrivò terzo in B conquistando la promozione in serie: era il Perugia di giocatori destinati poi a fare carriera come Giunti e Negri. Gli umbri retrocedono subito, poi tornano in serie A vincendo lo spareggio con il Torino, dopo una grande rimonta firmata Castagner.
Gaucci deve rinforzare la sua squadra in vista della massima serie e lo fa portando in Umbria giocatori magari poco reclamizzati ma che nel giro di qualche mese esplodono. E' il caso di Milan Rapajc, esterno offensivo di grandissimo talento, o ancor meglio di Hidetoshi Nakata. Impossibile non ricordare il talento del giapponese, non soltanto un nome capace di smuovere centinaia e centinaia di giornalisti del Sol Levante ma anche di trascinare la sua squadra con una tecnica straordinaria. Un altro dei grandi acquisti targati Gaucci, non a caso l'unico calciatore del Perugia ad essere entrato nella lista dei candidati al Pallone d'Oro. In biancorosso arrivarono però anche calciatori esperti, a fine carriera, utili però nella crescita dei più giovani. Un esempio? Alessandro Calori, autore del gol che all'ultima giornata consentì al Perugia di battere la Juventus (ricordate il diluvio? La sospensione di Collina? La ripresa delle ostilità su un campo al limite?) facendogli perdere lo scudetto. Negli anni 2000 Gaucci andò ancora oltre, dimostrando ancor di più di essere un grande talent scout. Affidò la panchina ad un tecnico allora sconosciuto, ovvero Serse Cosmi, che dai dilettanti aveva portato l'Arezzo in serie C, e allestì una squadra con calciatori presi praticamente ovunque, non solo nelle serie minori italiane ma anche all'estero. Qualche nome? Liverani, Baiocco, Di Loreto, Rezaei, Vryzas, Ahn (che eliminò l'Italia dai mondiali del 2002 con un suo gol), Materazzi, Bothroyd e quel Fabio Grosso che ha portato l'Italia sul tetto del mondo nel 2006 segnando il rigore decisivo. E come non ricordare l'ingaggio di Gheddafi Jr?
Il libico, figlio del dittatore Mu'ammar, giocò con la maglia dei grifoni una sola partita, contro la Juventus. Cosmi, con quel Perugia, ottenne dei grandissimi risultati, mettendo in vetrina come detto i calciatori sopra citati (e non solo). Le favole, però, finiscono e non sempre c'è il lieto fine. Alla fine della stagione 2003-2004 il Perugia retrocede in serie B dopo aver perso uno spareggio con la Fiorentina e l'anno successivo, con Colantuono in panchina, fallisce la promozione perdendo ancora una volta lo spareggio playoff, questa volta con il Torino. Poi il club fallisce, ripartendo dalla serie C1. E si chiude l'era di Luciano Gaucci, un presidente magari non impeccabile nello stile e nei comportamenti, ma che ha avuto il merito e il coraggio di fare quello che oggi tanti club - specie quelli piccoli - non fanno, ovvero andare a pescare calciatori sconosciuti facendoli diventare ottimi elementi e, in alcuni casi, addirittura campioni del mondo.