martedì 11 settembre 2018

Questa Italia si farà: ma servirà grande pazienza

Roberto Mancini avrà tanti pensieri per la testa. E non potrebbe essere altrimenti, visto il rendimento che la nazionale ha avuto in queste due partite di Nations League. Un pareggio stentato, in rimonta, contro la Polonia e un ko di misura contro il Portogallo sono i risultati che fanno suonare l’allarme in casa azzurra. Per il ct, insomma, c’è tanto lavoro da fare.
Mancini per queste due partite ha convocato la bellezza di 31 giocatori, decisamente tanti. Scontato dire che tutti non avrebbero mai potuto giocare, ma per molti di loro - come Zaniolo - era importante iniziare a respirare l'aria di Coverciano. Il ct contro la Polonia nella prima partita ha scelto di affidarsi al 4-3-3, modulo che senz'altro avrebbe dovuto esaltare le qualità degli esterni offensivi, materiale che per fortuna non manca. Invece si è vista una Italia non all'altezza per più di un'ora, trasformata poi dall'ingresso di Chiesa che si è procurato il calcio di rigore, trasformato da Jorginho per l'1-1. 

 Capro espiatorio della serata è stato Mario Balotelli, "rischiato" da Mancini nonostante nelle gambe avesse - da inizio stagione - soltanto 76 minuti. Chiaro che non potesse essere al meglio. Balotelli bocciato, insomma, ma Supermario è uno che spacca l'Italia in due e che fa parlare (o sparlare, come volete voi) sui social. C'è chi non lo sopporta, c'è chi lo vede come un bagliore di luce in un calcio italiano senza stelle. Soltanto il tempo ci dirà se potrà tornare a essere un giocatore determinante per la nostra nazionale. Di sicuro però mandarlo in campo dall'inizio è stato un azzardo che non ha pagato. Poche le note liete. Non ci sono alternative a Jorginho in cabina di regia, con l’ex giocatore del Napoli che ha sì segnato il rigore del pari, ma ha anche perso tanti palloni in mezzo al campo. In rampa di lancio invece Chiesa, destinato nel corso dei prossimi anni a essere uno dei migliori giocatori del panorama calcistico italiano. L’esterno offensivo viola ha talento e non si è montato la testa. Sotto la guida di papà Enrico può diventare un top player, uno di quelli da Barcellona o Real Madrid, tanto per intenderci. Non è andata meglio nella seconda partita, persa contro il Portogallo, tra l'altro privo di Cristiano Ronaldo. 

Chi pensava che i lusitani senza l'asso della Juventus sarebbe stata una squadra qualsiasi si è sbagliato di grosso. Non è un caso che i portoghesi siano campioni d'Europa in carica. Fernando Santos ha dato una precisa identità tattica alla sua squadra - cosa che manca ancora all'Italia - e può contare su tanti giocatori di grande qualità. Uno dei quali, Andrè Silva, purtroppo in Italia non ha reso per come si pensava. Tant'è che il Milan lo ha presto ceduto. In nazionale però, responsabilizzato ancor di più dall'assenza di Ronaldo, si è rivelato decisivo, segnando la rete che ha mandato ko gli azzurri. Mancini anche in questa sfida ha fatto un azzardo, cambiando ben nove elementi rispetto alla partita precedente. E quando si cambia tanto ci vuole tempo per trovare il giusto equilibrio in campo tra i reparti.

Questo il commissario tecnico lo sapeva benissimo, da uomo di grande esperienza. Per l’occasione il selezionatore azzurro aveva optato per un più coperto 4-4-2, dando una opportunità a Zaza e Immobile ma costringendo Chiesa e Bonaventura ad un grande lavoro sulle corsie esterne. E anche questa volta il centrocampo, poco muscolare rispetto a quello dei portoghesi, è andato in affanno. Applausi invece per Lazzari, all’esordio in nazionale. La Spal continuerà a coccolare questo esterno destro che può diventare un punto fermo della nazionale dei prossimi anni. In definitiva da questa Italia non dobbiamo aspettarci ancora granché. A costo di retrocedere in League B di questa Nations League che sembra un torneo rompicapo, è ancora tempo di fare degli esperimenti sia in termini di uomini che di schemi. Non cambia l’obiettivo, quello di qualificarsi per i prossimi Europei, ma non sarà una passeggiata. Magari bisognerà prendere una mulattiera anziché una comoda autostrada, ma l’importante sarà arrivare a destinazione. 

Considerando che per l’allenatore della nazionale c’è sempre poco tempo per lavorare sul campo, dovremo abituarci ad una squadra che potrebbe regalare qualche exploit ma nello stesso tempo potrebbe anche perdere malamente. E’ una squadra che dovrà essere finemente lavorata, quasi come un vetro di Murano, con pazienza e abnegazione. Ecco perché in vista delle prossime partite dell’Italia, per Mancini c’è ben poco da fare se non sperare di avere a disposizione dei giocatori in condizioni, che siano titolari nei loro club. L’ex allenatore di Fiorentina e Inter nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme, anzi, la speranza che tanti elementi possano convincere i loro allenatori a farli giocare di più. Vedremo. La strada però è in salita, tremendamente in salita. Tanto che le altre big del calcio mondiale sono già in cima e noi invece arranchiamo, tornante dopo tornante. Ma non bisogna mollare.