
Le motivazioni hanno prevalso su tutti gli altri aspetti. Exploit, miracoli, chiamateli come volete. In Inghilterra un paio di stagioni or sono il Leicester di Claudio Ranieri è riuscito a mettersi alle spalle tutti i club più ricchi della Premier, in Italia oggi questo sembra essere soltanto una utopia. Guardando però al passato, come dicevamo, ci sono degli scudetti che rimarranno incastonati inevitabilmente nella storia per la loro straordinarietà. Nel 1970 “il filosofo” Manlio Scopigno fu l’artefice del tricolore del Cagliari, l’unico sinora conquistato dai sardi. In quella squadra, già solida e ben impostata già qualche anno, brillava la stella di un campionissimo come Gigi Riva, ma mancava qualche tassello per fare il grande salto. E così arrivarono Albertosi dalla Fiorentina e Domenghini e Gori dall’Inter a completare un gruppo pressoché perfetto, nel quale c’era gente come Cera, Greatti, Nenè e Brugnera che faceva la differenza. Il Cagliari vinse il campionato del 1970 con 4 punti di vantaggio sull’Inter, senza aver mai perso in casa, e Riva fu capocannoniere indiscusso del torneo con 21 reti. Nel 1969, appena un anno prima, il dominio delle squadre milanesi era stato interrotto dall'inatteso trionfo della Fiorentina di Bruno Pesaola. Era la fase finale di un progetto societario basato sui giovani, una squadra che comunque poteva vantare alcuni giocatori di grande talento come Amarildo, Chiarugi e De Sisti, con una coppia centrale impenetrabile formata da Ferrante e Brizi. I viola riuscirono a superare in extremis proprio il Cagliari. Negli anni Settanta, proprio come oggi, c'era una squadra che vinceva e divertiva. Era ovviamente la Juventus, che vide però la sua striscia di trionfi interrotta dalla Lazio di Maestrelli. Una squadra che ancora oggi andrebbe presa ad esempio, una formazione che giocava davvero un grande calcio. Nell'undici titolare c'erano Wilson, Oddi, lo sfortunato Re Cecconi, D’Amico e soprattutto un centravanti che la buttava dentro con una straordinaria regolarità, vale a dire Giorgione Chinaglia, indimenticato idolo dei tifosi biancocelesti.
Il 1976 fu invece l'anno del Torino di Gigi Radice, che poté finalmente festeggiare il primo scudetto vinto dopo la sciagura di Superga. Fondamentali i gol della coppia Pulici-Graziani, ma anche le giocate di Pecci e Claudio Sala. E che dire della Roma del 1983? Il "barone" Liedholm costruì una squadra praticamente perfetta, illuminata dal genio di Falcao e Bruno Conti, con uno straordinario Ancelotti in mediana e con la regia del miglior Di Bartolomei. Oltre ai gol, tanti, di bomber Pruzzo, ovviamente. Nemmeno la Juventus, trascinata dalla prodezze di Platini, riuscì a fermarla. Poi ci fu il “miracolo Verona”. La squadra scaligera nel 1984/85, con l’innesto del danese Elkjaer in attacco e del tedesco Briegel sulla fascia sinistra, riuscì clamorosamente a vincere uno scudetto davvero storico, sotto la guida di Osvaldo Bagnoli e con calciatori come Garella, Fanna, Galderisi e Tricella che disputarono senz'altro un campionato sopra le righe. Sempre negli anni Ottanta indimenticabile il primo scudetto del Napoli targato Maradona (anche se va detto che il tecnico Ottavio Bianchi poteva contare pure su gente che rispondeva al nome di Bruscolotti, Ferrara, Bagni, De Napoli e Carnevale), impresa indelebile nelle menti di tutti gli appassionati di calcio italiani, mentre nel 1991 è impossibile dimenticare la clamorosa cavalcata della Sampdoria di Vujadin Boskov, l’ultima squadra sin qui a vincere il primo titolo della sua storia. Dietro al genio della coppia d'oro formata da Vialli e Mancini c'era una squadra tremendamente compatta, nella quale brillavano individualità come il portiere Pagliuca, i difensori Mannini e Vierchowod e calciatori dotati di grande tecnica come Lombardo, Mychajlyčenko, Cerezo e Dossena. Quell’anno la Samp vinse lo scudetto con 5 punti di distacco sul Milan e Vialli quello di capocannoniere con 19 reti. Da allora in poi, nessuno (tranne le romane Roma e Lazio nei primi Duemila, con squadre comunque piene zeppe di campioni) è riuscito a interrompere l'egemonia di Juventus, Inter e Milan. Anche per quest'anno i pronostici non prevedono ribaltoni, ma occhio al Napoli di Maurizio Sarri, che tanto ricorda quelle squadre che hanno stupito l'Italia intera: gioca bene, ha una rosa all'altezza, segna tanti gol, ha un pubblico caloroso che lo spinge. E se fossero Hamsik e compagni a interrompere la striscia bianconera? Chissà, per saperlo non ci resta che attendere la prossima primavera.