giovedì 19 ottobre 2017

Che bello quel Brescia di Baggio e Mazzone

Ci sono squadre che rimangono incastonate nella storia del calcio, e pazienza se non compaiono in nessun albo d'oro. Le emozioni che hanno saputo trasmettere, e non solo alla loro tifoseria, sono indimenticabili. Parliamo di serie A e parliamo del Brescia di inizio millennio. Impossibile dimenticare una squadra nella quale spiccava la regia sublime di Pep Guardiola e il talento di Roberto Baggio. Il primo aveva appena lasciato il Barcellona e decise di proseguire la sua carriera in una tranquilla squadra di provincia, il secondo viveva il finale di una vita spesa in campo nella quale ha senz'altro raccolto meno di quanto avrebbe meritato. A guidare il Brescia un allenatore non più giovanissimo, ma estremamente preparato e determinato: Carlo Mazzone. Un tecnico d'altri tempi, e definirlo così non è certo un'offesa. Anzi. L'allenatore romano non guarda soltanto alla tattica, chiede ai suoi uomini impegno e cuore, crede fortemente in alcuni valori che trascendono da un campo di calcio. E il legame con questi campioni è presto che fatto, parlano la stessa lingua. In squadra però, in questo Brescia, ci sono anche altri giocatori, giovani e meno giovani, che portano in dote corsa e talento. A centrocampo Matuzalem e Appiah, in attacco due "lungagnoni": il più esperto centravanti albanese Igli Tare e un Luca Toni che anche grazie alle sue stagioni in Lombardia è diventato uno dei bomber più forti del pianeta negli anni successivi. In difesa, poi, dei vecchi mestieranti come Fabio Petruzzi e Alessandro Calori.

Una squadra ben costruita, pezzo dopo pezzo, già a partire dal 2000 quando in rosa c'erano un certo Andrea Pirlo a centrocampo e un affamato bomber di provincia come Dario Hubner. La prima stagione di Baggio a Brescia si chiuse con uno straordinario ottavo posto, miglior piazzamento della storia per il club lombardo. Un rendimento super confermato anche nelle successive stagioni. La partita più bella della stagione 2001-02 (nella quale fu mancata per un soffio la qualificazione alla Coppa Uefa, perdendo la finale Intertoto con il Psg) è senz'altro il pareggio per 3-3 nel derby contro l'Atalanta. Siamo solamente alla quinta giornata di campionato e la squadra di Mazzone affronta tra le mura amiche i rivali bergamaschi. Roberto Baggio manda in estasi i tifosi delle rondinelle segnando al 24', ma l'Atalanta è travolgente e con le reti di Sala, Doni e Comandini si porta sull'1-3. Dagli spalti piovono insulti per Carlo Mazzone da parte dei tifosi ospiti. Nella ripresa il Brescia fa di tutto per agguantare il pari e accorcia le distanze con Baggio ad un quarto d'ora dalla fine. Mazzone ci crede, urla ai tifosi atalantini "Se famo tre vengo sotto…" e la sua profezia si avvera. Baggio in pieno recupero fa 3-3 su punizione e "Er magara" viene frenato a stento dai suoi collaboratori mentre corre ad esultare sotto la curva nerazzurra. Un calcio vero, fatto di grandi emozioni: chiudete gli occhi, avrete le immagini ancora impresse. Per i più giovani, invece, eccole qui. 

 

Alla fine di quella stagione, chiusa al tredicesimo posto (con Baggio che rimase poi ai box per diverso tempo causa infortunio) e quindi con una salvezza abbastanza tranquilla, un pezzo cardine della squadra come Guardiola decide di accettare le avance della Roma. Il Brescia parte male nel campionato 2002-2003, ma nessuno può mettere in discussione Mazzone. La svolta per la squadra arriva all'ottava giornata, con la vittoria casalinga per 2-0 sulla Juventus grazie alle reti di Schopp e Tare. Da quel momento in poi le rondinelle iniziarono la loro scalata verso la salvezza, conquistando la bellezza di 16 risultati utili consecutivi, anche grazie al ritorno di Guardiola che a Roma, poco utilizzato, decise di tornare a gennaio in quella Brescia che ancora oggi non ha dimenticato. La squadra chiuse il campionato al nono posto, conquistando la qualificazione all'Intertoto. Nella stagione 2003-2004 Baggio porta ancora il Brescia alla salvezza, questa volta con Gianni De Biasi in panchina, che ha preso il posto di Mazzone. In quella squadra in mediana c'era un altro big avviato a fine carriera come Di Biagio. La presenza del Divin Codino in quella squadra era davvero fondamentale: senza di lui, l'anno successivo, il Brescia tornò in serie B. Si chiuse così un'era indimenticabile per le rondinelle ma anche per i tanti appassionati di calcio che hanno ancora bene impresse le prodezze del numero dieci e quel collettivo che riuscì ad andare al di sopra di ogni aspettativa.